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May 20, 2011

Review of "Molochian" on Unprogged (ITA)

Un improvviso stato catatonico: il corpo e l'anima - non si sa come - travolti da una valanga di simulacri ebbri di dolore e atavica rabbia. Sono solo 18 minuti, ma accade di tutto, dal sacrificio al dio Moloch all'apocalisse. Ecco uno degli ep che scuotono il 2011: Molochian dei Murder Therapy.
Devo ammettere che, l'unica volta che vidi live questi ragazzi bolognesi, di supporto ai Cynic (in quella che fu una serata terribile per l'organizzazione e la gestione tecnica), rimasi piuttosto interdetto: vidi uno spettacolo confuso e violento, death metal ipertecnico e esasperato senza troppa coesione. La prima impressione non fu positiva, ma mai come ora devo ammettere che sono pronto a ricredermi. Molochian è una sorta di watershed, uno spartiacque, sintesi di quello che i Murder Therapy sono stati in Simmetry Of Delirium e quello che saranno nel nuovo full lenght, in corso di composizione.

Nel periodo che è intercorso tra quella esibizione e l'uscita dell'ep ci sono stati due cambi di line-up, che paiono aver scosso fortemente le radici più profonde dell'idea musicale della band: via il mastodontico, inquietante singer Riccardo Meschiari e il bassista Marcello Tavernari, dentro Andrea Burgio come bassista, e Sean Worrel (già chitarrista della band) come cantante.
Musicalmente, la metamorfosi è evidente: le influenze di Isis, Meshuggah, Ulcerate (nome ad effetto del tech-death contemporaneo, questa band australiana) si fanno predominanti, il death dispari e ossessivo si impregna di atmosfere post metal/post hardcore e vede cambiare i propri connotati più di quanto fosse intuibile. Il gruppo che ci viene in mente, di primo acchito, sono i nostrani Sunpocrisy, ma forse c'è qualcosa in più. La title track è un'orgasmica orgia di riff e controtempi, che coglierebbe di sorpresa anche il deather più preparato: c'è tutto - violenza, follia, tecnica- in questi 3 minuti scarsi di musica.
In Unvacuity, interviene il growl aggressivo dell'ex singer Meschiari, a dimostrazione di quanto lo split sia stato amichevole: belli i cambi di registro interni, tra sfuriate death e spiragli di inquieta e ammorbata melodia. E se l'attacco di In Viscera è un memorabile tributo a band quali Cynic Gojira, la traccia finale, Di Luci e Negazioni, apre a panorami del tutto differenti, tra psichedelia sacrale e suggestioni arabeggianti: ma a stupire è la notevole abilità nella gestione del pathos, in questo malatissimo climax musicale che ricorda, a tratti, anche l'avantgarde dei Maudlin of the Well.


Un suono nuovo dunque, per la band bolognese, che apre a prospettive interessantissime per il full lenght venturo: attenzione, ragazzi. Noi di Unprogged vi teniamo d'occhio.
UNPROGGED

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